Rerum Digitalium
Dalla riflessione di 300denari alle parole di Leone XIV
Giovedì scorso su 300 Denari pubblicavamo un contributo di Roberto Manzi intitolato “Rerum Digitalium”. Articolo ripreso da Marco Tosatti e dalla stampa d’oltreconfine che segnalava l’opportunità di un Magistero dedicato ai temi dell’intelligenza artificiale, degli algoritmi e della trasformazione antropologica che essi stanno silenziosamente imponendo. Al centro della riflessione, l’idea che la tecnica – per non diventare dominio – debba essere riletta alla luce di una “Dottrina sociale della conoscenza”, capace di custodire la fragilità e la libertà dell’uomo come risorsa, non come difetto da correggere.
A distanza di cinque giorni, il Santo Padre Leone XIV, nel suo discorso alla Conferenza Episcopale Italiana, ha felicemente toccato gli stessi nodi tematici. Ha parlato di intelligenza artificiale e algoritmi come strumenti da orientare, mai da subire. Ha invocato con chiarezza una antropologia cristocentrica, in cui l’uomo non sia ridotto a funzione, a dato o a processo. Ma riconosciuto – per la sua “sete d’Infinito” – nella sua interezza relazionale e spirituale.
Lasciateci fare allora alcune considerazioni.
Sul piano filosofico, colpisce nella riflessione di Papa Leone il richiamo alla fragilità come cifra dell’umano: non un ostacolo, ma un’apertura al mistero, che chiede relazione e non automatismo. Una prospettiva che la nostra riflessione sulla Rerum Digitalorum ha dato, parlando della “ignoranza naturale” non come vuoto, ma come spazio per la libertà, la scoperta, il discernimento. Una debolezza feconda, che rende l’uomo capace di cercare il senso e di lasciarsi interrogare dalla realtà.
Sul piano teologico, il Papa chiama la Chiesa a rimettere al centro la relazione dell’uomo con Cristo, fondamento di ogni verità sull’uomo stesso. Il richiamo di Leone a una antropologia cristocentrica come chiave di discernimento per le nuove tecnologie risponde esattamente al bisogno di cui avevamo cercato di dar voce: custodire la sapienza (gnòsis) dentro la tecnica (tekné), per evitare che l’uomo venga svuotato della sua identità spirituale e relazionale.
La convergenza tra quanto espresso da Leone XIV e le riflessioni pubblicate su 300 Denari è per noi motivo di speranza: non come rivendicazione, ma come conferma. Significa che le domande che ci siamo posti – e che abbiamo offerto con umiltà alla riflessione ecclesiale – toccano un nervo vivo della missione pastorale di oggi. E se la Chiesa prende posizione su questo terreno, lo fa con l’autorevolezza di chi sa leggere i “segni dei tempi” e restituirli in forma di sapienza, discernimento, umanità. Ed è con questo auspicio che consegniamo ai nostri lettori uno stralcio di testo e immagini del discorso di Papa Leone.
«Ci sono poi le sfide che interpellano il rispetto per la dignità della persona umana. L’intelligenza artificiale, le biotecnologie, l’economia dei dati e i social media stanno trasformando profondamente la nostra percezione e la nostra esperienza della vita. In questo scenario, la dignità dell’umano rischia di venire appiattita o dimenticata, sostituita da funzioni, automatismi, simulazioni. Ma la persona non è un sistema di algoritmi: è creatura, relazione, mistero. Mi permetto allora di esprimere un auspicio: che il cammino delle Chiese in Italia includa, in coerente simbiosi con la centralità di Gesù, la visione antropologica come strumento essenziale del discernimento pastorale. Senza una riflessione viva sull’umano – nella sua corporeità, nella sua vulnerabilità, nella sua sete d’infinito e capacità di legame – l’etica si riduce a codice e la fede rischia di diventare disincarnata». [Dal discorso del Santo Padre Leone XIV ai Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, 17 giugno 2025]
Immagine video con link: https://youtube.com/shorts/WhG4rI3ZE3Y?si=oxfBFj0q4Af02cNF
La Redazione - 300 Denari